Negli ultimi anni sono sempre di più le aziende che accedono alla formula del welfare aziendale. Soprattutto per i numerosi vantaggi che si ottengono dall’applicazione di un piano di welfare aziendale ben strutturato e bilanciato da parte delle aziende e dei lavoratori.
Il welfare aziendale comprende diverse iniziative che favoriscono il benessere dei dipendenti e agevola l’impresa stessa. L’utilizzo di questa formula, da qualche anno introdotta, oltre che migliorare il work-life balance nelle aziende, garantisce una maggiore produttività ed efficienza. L’erogazione di servizi welfare, a differenza dei premi monetari, è esentasse e non prevedono contributi Inps obbligatori, anche se si possono comunque destinare a fondi di previdenza integrativa. Ma quali sono i vantaggi del welfare per una azienda.
In particolare, sono 3. Il miglioramento del clima aziendale, l’aumento della soddisfazione e il benessere dei dipendenti, l’ottenimento di vantaggi fiscali.
Facciamo un esempio per comprendere meglio. Se una azienda decide di erogare 1.000 euro di premio monetario a un dipendente nella busta paga, deve onorare tasse e contributi previsti che sono:
· trattenute Inps: 9,19% dell’imponibile contributivo
· trattenute fiscali: circa 30% (media scaglioni Irpef) dell’imponibile fiscale
· oneri previdenziali a carico dell’azienda: circa 30% (varia in funzione di inquadramento lavorativo e Ccnl)
Quindi, le 1000 euro diventano 608 euro in busta e l’azienda deve erogare 300euro gli oneri previdenziali. Pertanto una cifra di 1300 euro per mettere in busta paga 608 euro.
Se invece lo stesso importo viene strutturato come una erogazione welfare on top, ossia una cifra che l’azienda destina in maniera liberale al dipendente in aggiunta alla retribuzione fissa e variabile, non viene applicata alcuna tassa e non è dovuto alcun contributo all’Inps. Quindi sono “pulite”. Si potrebbe pensare che con questo sistema, a rimetterci, economicamente parlando, è il monte contributivo pensionistico. Ma, per superare questa condizione, la normativa permette comunque di versare quote di welfare a un fondo di previdenza integrativa con alcuni vantaggi. Infatti, nell’ambito dei flexible benefit, un dipendente può decidere di versare parte o tutto il suo credito welfare al fondo di previdenza integrativa al quale è iscritto, senza distinzione tra fondi pensione aperti e chiusi. Tanto è vero che molti piani welfare prevedono, al posto dell’azzeramento degli importi alla scadenza, il versamento automatico al fondo pensione dei residui del credito welfare. Ossia della eventuale cifra che il dipendente non ha speso rispetto all’ammontare totale destinato nell’anno a servizi e benefit. Inoltre, la normativa di riferimento, riscontrabile nel TUIR all’art. 51 comma 2 lett. a) e h), prevede un limite di deducibilità dei versamenti alla previdenza in capo a ciascun dipendente pari a 5.164,57 euro. Oltre a questo limite annuo, quindi, ogni versamento andrà a concorrere al reddito del dipendente. Tornando al nostro esempio precedente relativo ai premi di risultato. Il beneficio in caso di versamento a un fondo di previdenza integrativa è infatti assai evidente così come viene previsto dalle normative introdotte sin dalla Legge di Stabilità 2017. Nel caso di conversione del premio di risultato in welfare, non solo il premio non è tassato e soggetto al limite di deducibilità di 5.164,57 euro. I contributi versati alla previdenza complementare non concorrono inoltre a formare la parte imponibile delle prestazioni pensionistiche complementari.
Tre vantaggi che un buon piano di welfare aziendale porta se correttamente applicato.
Ma oltre che migliorare il clima aziendale, offrire ai propri collaboratori un ambiente di lavoro più moderno e flessibile, garantire loro un benessere tramite l’erogazione di beni e servizi dedicati anche alle loro famiglie si genera tutta una serie di altri vantaggi che non sono di certo trascurabili. Uno dei maggiori è di sicuro l’incremento di produttività e competitività, dovuto al fatto che i dipendenti più felici e soddisfatti sono anche più produttivi. Quindi, quando un lavoratore è soddisfatto del proprio lavoro, molto probabilmente non lo lascerà per andare a cercare nuove opportunità e si sentirà più fedele nei confronti dell’azienda. Ciò significa che le aziende con un buon piano di welfare aziendale riscontrano una riduzione del turnover, e si trovano quindi a risparmiare sui costi e sulla formazione per l’inserimento dei nuovi assunti. Inoltre, una maggiore fidelizzazione dei lavoratori riduce spontaneamente il fenomeno dell’assenteismo. Ma un altro dei vantaggi della corretta applicazione delle misure di welfare aziendale è il ritorno d’immagine per l’impresa. Una azienda che appare virtuosa nei confronti dei propri dipendenti, si mostra tale anche all’esterno dell’organizzazione stessa. Una pubblicità d’immagine che si “ripaga” da sola. Infatti i vantaggi fiscali riservate alle imprese che mettono in atto dei piani di welfare sono numerose. Tali agevolazioni consistono nella detassazione parziale o totale delle somme investite. Attenzione, però. Solo le aziende che offrono benefit di vario tipo ai propri dipendenti per ottemperare alle disposizioni contenute nei CCNL di primo e secondo livello, o per tener fede agli accordi sindacali, sono esentate dal pagamento di tasse e contributi sugli importi spesi per l’erogazione di tali benefit.