Covid permettendo, sembrerebbe che progressivamente ce ne stiamo liberando, da settembre saranno 4,5 milioni i lavoratori che continueranno a lavorare da remoto.
I dati forniti dal Ministero del Lavoro, indicano una drastica riduzione dello smart working. Una controtendenza rispetto alla legge di conversione del Decreto Riaperture che ha concesso una serie di ulteriori proroghe in materia di smart working, con date differenti a seconda dei beneficiari interessati, per accompagnare lavoratori e aziende ad un ritorno graduale negli uffici dopo le ferie.
Vediamo nel dettaglio il “calendario” del rientro, con le agevolazioni concesse ai lavoratori fragili e ai genitori di figli minori previsto con la Legge 52/2022, dove sono stabilite le regole per l’uscita graduale dalle restrizioni anti-Coronavirus e tra le diverse misure previste ci sono anche le disposizioni in materia di smart working.
Fino al 30 giugno 2022, i lavoratori fragili svolgono la prestazione lavorativa in smart working, anche con diversa mansione nella medesima categoria o area di inquadramento, oppure svolgono specifiche attività di formazione professionale anche da remoto.
Fino al 30 giugno 2022, ai soggetti affetti da patologie croniche e condizione di fragilità (L. n. 11/2022), la prestazione lavorativa si rende in modalità agile oppure, per i dipendenti pubblici e privati in possesso di idonea certificazione, il periodo di assenza dal servizio è equiparato al ricovero ospedaliero, mentre i datori di lavoro privati hanno diritto a un rimborso forfettario a copertura della mancata erogazione dell’indennità di malattia INPS per questi lavoratori.
Fino al 31 luglio 2022 i genitori dipendenti del privato che hanno almeno un figlio minore di 14 anni (se l’altro genitore non percepisce strumenti di sostegno al reddito per sospensione del lavoro oppure se non lavora) hanno diritto a svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile anche in assenza di accordi individuali, se compatibile con le caratteristiche della prestazione. Il medesimo diritto è riconosciuto, sulla base delle valutazioni dei medici competenti, anche ai lavoratori esposti a rischio di contagio per comorbilità, nell’ambito della sorveglianza sanitaria, se compatibile con la prestazione.
Fino al 31 agosto 2022, è prorogato il termine per l’utilizzo della procedura semplificata di comunicazione dello smart working nel settore privato di cui all’art. 90, commi 3 e 4, del D.L. n. 34/2020, convertito con modificazioni in L. n. 77/2020, (art. 10, comma 2 bis, D.L. n. 24/2022). La formazione obbligatoria in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro può ancora essere erogata anche a distanza, ad eccezione delle attività formative con addestramento o prova pratica, o necessariamente da svolgersi in presenza.
Pertanto, terminata l’applicabilità della procedura semplificata, si dovrà concordare individualmente la modalità di lavoro agile nelle aziende private, a meno che in Governo non intervenga con una normativa nazionale.
Nel frattempo, gli enti pubblici possono già adottare il lavoro agile in modo autonomo e flessibile, pur con la prevalenza della presenza in ufficio eventualmente su base plurimensile e con una programmazione che prevede la rotazione per garantire le presenze sul luogo di lavoro fisico per i dipendenti pubblici.
Tuttavia, secondo uno studio di Confesercenti, se lo smart working diventasse strutturale questo scenario porterebbe alla chiusura di oltre 20mila attività e la perdita di oltre 90mila posti di lavoro nei pubblici esercizi e nella ricettività. È evidente come non si possa generalizzare il ricorso al lavoro agile ma adattarlo a seconda delle esigenze produttive.
Tanto più che, il lavoro da remoto “integrale” porterebbe ad un risparmio di oltre 12 miliardi l’anno per le imprese tra minori costi per bollette, affitti, spostamenti, servizi mensa e buoni pasto. Una manna per tutte quelle aziende per le quali le attività ordinarie sono comunque svolte in prevalenza per via telematica, ovunque ci si trovi fisicamente.
Chi lavora da casa, tra l’altro, spende di più in bolletta ma risparmia sui trasporti, i pasti e la cura della persona. Se lo smart working fosse strutturale, in termini di consumi, le famiglie spenderebbero quasi 10 miliardi in meno ogni anno.
Un dato che può essere letto in positivo o in negativo a seconda del punto di vista, ma per chi governa, questi aspetti non possono essere sottovalutati.