“Lo smart working può essere considerato come una nuova forma di welfare aziendale che si affianca ad altri benefits più tradizionali perché consente, se giustamente regolamentato, di poter conciliare meglio i tempi di lavoro e vita, non solo alle donne, e come tale dovrà essere sempre più considerato in futuro”.
Ad affermarlo è il presidente del CNEL, Tiziano Treu, anche ex Ministro del Lavoro e curatore della nuova edizione della Guida al Welfare aziendale.
“Il welfare aziendale, fino a due anni fa era appannaggio di poche grandi imprese, si è esteso a decine di migliaia di aziende, diventando un fenomeno sempre più diffuso. Gli ultimi dati del Ministero del Lavoro parlano di decine di migliaia di accordi aziendali e di un centinai di misure diverse che vanno dai voucher per l’asilo nido alle polizze sanitarie, dai benefits per la spesa e la mobilità a quelli per la famiglia ma anche per il tempo libero, come abbonamenti a palestre, società sportive, piscine. Oggi la ‘moneta’ del welfare può pesare più della moneta cash in busta paga. Anche perché quest’ultima è tassata mentre le attività di welfare sono defiscalizzate e dunque se voglio destinare una cifra per ogni dipendente esso ne beneficerà pienamente. Peraltro, più i benefici sono destinati ad un numero elevato di dipendenti più aumenta il risparmio per l’azienda che può investire su un numero maggiore di misure”, ha aggiunto Treu che ha concluso:
“La questione che si è aperta con la pandemia è come rendere il welfare aziendale sempre più omogeneo ed estenderlo alle piccole e piccolissime imprese i cui dipendenti sono ancora tagliati fuori, tranne in pochi casi virtuosi. Bisogna incentivare i contratti di rete, le forme di organizzazione sul territorio, il rapporto con gli enti locali”.