Nel secolo scorso, quando c’era ‘fame vera’, mio nonno andava a fare il panettiere senza essere retribuito perché andava ad imparare il mestiere. Questo però fa parte di una generazione in cui i lavoratori erano numericamente di più dei lavori offerti; e quindi ti dovevi guadagnare una competenza. A dirlo è Gianluca Spadoni, professionista e imprenditore e uno dei principali trainer per le reti commerciali tradizionali e il punto di riferimento in Italia nell’ambito del Network Marketing, presentando la nuova edizione 2023 di ‘Pat – preparati a tutto’, la 3 giorni di formazione dedicata a professionisti e imprenditori, che si terrà a Cervia (Ravenna) dal 24 al 26 febbraio 2023.
L’obiettivo della sua attività è formare leader d’azienda e persone di successo in grado di crescere, migliorare e raggiungere risultati sia nella sfera professionale, sia, soprattutto, nel campo dell’evoluzione personale.
È vero, pagare per poter lavorare, era la normalità all’inserimento nel mondo del lavoro, soprattutto quando, per motivi anche sociali, non si riusciva a fare subito l’attività, la professione che si desiderava. Pertanto si era disposti a fare lavori più umili pur di perseguire i propri sogni e le proprie aspirazioni. Nulla a che vedere con il malcostume della tangente al “procacciatore” di lavoro di turno, era consuetudine del tempo, pagare chi offriva il lavoro, poiché l’offerta era nettamente inferiore alla richiesta. Quanti padri hanno pagato il fornaio, il fabbro, il falegname o il macellaio per fare lavorare il figlio a imparare il mestiere? Chi ha la fortuna di avere ancora i nonni potrà farsi raccontare la vita di quel tempo.
Questo non significa minimamente che i giovani d’oggi non debbano essere pagati!
Al contrario, oggi troppe volte sono sotto pagati e sfruttati. In un contesto sociale dove l’offerta di lavoro è superiore alla disponibilità numerica dei giovani, dovuta dalla annosa problematica della contrazione della natalità, rende loro “merce” da sfruttare. Eppure, si dice che i giovani non vogliono sacrificarsi per il lavoro, non ne hanno voglia, che la convivenza all’interno delle proprie famiglie dia loro anche un sufficiente sostegno economico e poi c’è lo Stato con il reddito di cittadinanza e quindi i ragazzi si possono permettere di rifiutare un lavoro.
Ma è proprio così?
Oggi, viviamo in un mondo completamente diverso dal secolo scorso.
E poiché oggi l’offerta di lavoro supera la domanda, i giovani, anche se non esperti sono sempre più qualificati e possono provare a scegliersi il lavoro. Per provare a invertire questa condizione, dovrebbero le aziende cambiare mentalità per diventare più attrattive per i giovani.
Secondo Spadoni, i giovani di oggi vanno coinvolti, bisogna dare loro degli ideali. Per Spadoni, se un tempo gli ideali forti erano forniti dallo Stato, dalla Nazione, dalla religione, dalla politica, dall’associazionismo, dal volontariato sociale, oggi gli ideali vanno ‘costruiti’. Come non essere d’accordo con Spadoni. Tutti noi che veniamo da un tempo giovane, dove siamo stati sognatori, visionari impegnati nelle varie forme associative e nel lavoro. È capitato ad ognuno di noi ex-giovane, di abbracciare il mondo del lavoro con spirito progettuale della propria vita spinti proprio da quei ideali, sopra citati, che oggi non ci sono più. Quanti di noi hanno lavorato intorno ai tavoli di una pizzeria, ai mercati generali a scaricare TIR carichi di merce o a imparare un mestiere anche per poche “lire”, spinti a raggiungere i nostri sogni. Condividiamo il pensiero di Spadoni, quando dice che “non è vero che i giovani non hanno interesse a lavorare”, il luogo comune viene sfatato da coloro che lavorano, sottopagati e qualcuno anche gratis per raggiungere i propri traguardi. E se non è corretto “fare di tutta una erba un fascio” dobbiamo anche dire che non tutti sono uguali, e per non lasciare nessuno indietro o, se vogliamo per non dargli alibi, è necessario costruire loro questa visione di lungo periodo, questa progettualità di vita. È questo ciò che manca al giorno d’oggi nella società e nelle aziende. Per quest’ultime, soprattutto per il loro interesse, devono rinnovarsi per essere protagoniste e per essere in grado di trasmettere questi ideali in modo da attrarre nuove persone qualificate per essere sempre più competitive in un mercato fortemente dinamico. Altrimenti resteranno al palo come quelle che offrono ‘solo’ un lavoro ma non un sogno, non un progetto, non un ideale.
Come si dice, il futuro passa attraverso i giovani…