Inizia dal 1 febbraio 2022 l’era Arvedi per l’acciai speciali terni spa.
Dopo oltre venti anni di teutonica permanenza, la multinazionale Thyssenkrupp “ammaina” la bandiera e si ritira, anche se i tedeschi continueranno a essere presenti con una quota di minoranza del 15%, lasciando agli italiani del Gruppo Arvedi la guida dello stabilimento umbro.
Un percorso non facile per la nuova proprietà che dovrà affrontare una profonda ristrutturazione impiantistica e soprattutto, riportare tra i dipendenti la fiducia nel futuro aziendale. Infatti, con la gestione della Morselli, che portò pesanti tagli al personale, alla produzione e soprattutto al salario è venuta meno la fiducia tra i dipendenti. Infatti, grazie agli incentivi economici di allora, per favorire le “uscite” volontarie del personale, la direzione “morselliana” riuscì a diminuire la forza lavoro di oltre 400 unità e ridurre del 40% le produzioni. Tale operazione, contrastata duramente dalle organizzazioni sindacali, favorì, formalmente, l’uscita da una stagione di perdite di bilancio molto pesanti ma lo stabilimento ternano non fu più lo stesso per i dipendenti rimasti.
Con la gestione “burelliana” si aprì un percorso di ricostruzione che, nonostante gli sforzi e i buoni propositi, non è riuscito. Infatti se con la gestione Burelli si sono conseguiti risultati che hanno consentito di recuperare sul lato economico le perdite, prima a un pareggio nel 2015 e poi a un utile nel 2017, sia pure di soli 3 milioni di euro, confermati fino al 2020, anno della pandemia, che ha visto l’AST perdere oltre 152 milioni di euro poi recuperati in parte nel 2021 ottenendo un utile di 53 milioni di euro grazie alla ripresa del mercato dell’inox e alla salita dei prezzi, sono rimaste le “ferite” tra i dipendenti, che non accettarono gli incentivi all’esodo ma si videro tagliare, dalla Morselli, una buona fetta del salario, poi mai più recuperata e di fatto “pagando” di tasca loro quell’incentivo all’esodo.Oggi, questo passaggio di proprietà di acciai speciali terni che produce oltre un milione di tonnellate di acciaio e impiega una forza lavoro di 2300 dipendenti, vede nel Gruppo Arvedi una speranza di rinascita. Pertanto alla nuova proprietà spetta un lavoro importante, soprattutto quando le aspettative, già molto alte tra i lavoratori, sono “spinte” dalle “sviolinate” della politica e delle istituzioni. Sarà la presentazione del piano industriale, di quello ambientale e sociale la cartina tornasole del prossimo futuro di AST. Quindi, nell’attesa di conoscerlo, non resta che fare gli auguri alla nuova dirigenza e incrociare le dita…perché il futuro di AST riguarda non solo i suoi dipendenti ma tutti gli umbri e considerando la velata ipotesi di alcuni media riguardo alla “nazionalizzazione” dell’acciaio italiano…