In arrivo la direttiva europea sul salario minimo. La proposta già votata al Parlamento UE lo scorso anno, è stata approvata a Strasburgo, al margine della plenaria del Parlamento europeo. La direttiva UE mira a far istituire in ciascun Paese un quadro normativo che preveda salari minimi adeguati ed equi. Pertanto non fissa un salario minimo comune per tutti, né impone questo parametro come obbligo contrattuale.
Per potere vedere il salario minimo in Italia, deliberato da Strasburgo, si dovrà attendere l’accordo, non ancora raggiunto, tra politica e le parti sociali, che sblocchi la proposta di legge in Commissione Lavoro al Senato.
Non sarà facile perché nella discussione tra le parti, c’è una forte polemica su questa misura. Nello stesso Governo, gli stessi ministri sono in disaccordo tra loro e le sigle sindacali pure.
Non di poco conto è l’imbarazzante prudenza di Confindustria e Bankitalia, temono automatismi che non tengano conto dei contesti produttivi, su questo argomento.
Mentre l’Italia, non si smentisce mai, è ferma su questo argomento, nel resto dell’Europa sembrerebbe che i tempi siano maturi. A dare man forte al salario minimo è Paolo Gentiloni, Commissario agli Affari economici, ha dichiarare che la perdita del potere d’acquisto degli stipendi e l’aumento delle diseguaglianze non può più essere ignorato, motivo per cui salario minimo è ora indispensabile.
Certamente l’argomento non è semplice da trattare. Il rischio è che la direttiva europea possa, in alcuni casi già lo è, andare in conflitto alla legislazione nazionale. Sono molti i casi in cui la legislazione prevede una tutela salariale già nella contrattazione collettiva. Nel nostro Paese, per superare alcuni di questi ostacoli, ci sono diverse proposte ferme in parlamento ed una serie di altre declinazioni che coinvolgono la contrattazione di secondo livello per la definizione di minimi salariali oltre a quelli dei diversi CCNL.
Da inizio legislatura sono state depositate ben sei proposte di legge, con testo base comprendente anche aspetti legati alla rappresentanza delle parti sociali nella contrattazione collettiva e la detassazione degli aumenti nei rinnovi contrattuali.
Mentre gli stipendi degli italiani sono sempre più bassi, altro argomento da affrontare urgentemente partendo dal taglio del cuneo fiscale, non resta che attendere l’intesa che una volta raggiunta imporrà all’Italia di istituire un sistema di gestione dei salari minimi…l’importante è che non sia la solita soluzione…“all’italiana”.