“L’Italia è un Paese spaccato in 4. Alla frattura storica Nord-Sud si è aggiunta, negli ultimi anni, quella tra le grandi aree metropolitane e le aree interne che comprendono territori fragili, distanti dai centri principali di offerta dei servizi essenziali e troppo spesso abbandonati a loro stessi. È fondamentale dare attuazione alla priorità trasversale del PNRR che individua tra gli obiettivi il recupero dei ritardi storici penalizzanti che riguardano le persone con disabilità, i giovani, le donne e il Sud”.
Lo ha detto Tiziano Treu, presidente del CNEL, intervenendo oggi al seminario “Prossimità, oltre ‘reale vs virtuale. Infrastrutture digitali, lavoro agile e differenze territoriali, di genere e generazionali. Valutazioni di impatto sistemico, criticità e proposte”, primo appuntamento del ciclo di incontri su “Prossimità e divario di cittadinanza” promosso dall’Osservatorio sulle politiche urbane territoriali del CNEL in collaborazione con l’Università di Firenze.
L’Italia più ‘vera’ e anche più autentica, la cui esigenza primaria è quella di potervi ancora risiedere, oppure tornare, è quella dei piccoli centri che coprono complessivamente il 60% dell’intera superficie del territorio nazionale, il 52% dei Comuni ed il 22% della popolazione.
“Il nuovo divario Nord-Sud si traduce, ancor prima che nelle differenze segnalate dagli indicatori economici, nella disuguaglianza delle condizioni di vita e di opportunità, in particolare per le nuove generazioni. Questo fatto si traduce nella percezione dei cittadini delle aree “interne” di godere di una sorta di “cittadinanza limitata”, caratterizzata dalla mancata garanzia di livelli essenziali di prestazioni. Questa limitazione incide sulla tenuta sociale dell’area e rappresenta il primo vincolo all’espansione del tessuto produttivo e all’attrazione di nuovi investimenti”, ha affermato Maurizio Savoncelli, consigliere CNEL a cui è seguito l’intervento di Saverio Mecca dell’Università di Firenze secondo cui “I divari più significativi, stando agli ultimi dati Corte conti, sono nei livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA), nelle infrastrutture, nell’occupazione, nel welfare e i più penalizzati continuano ad essere i giovani e le donne. La spesa sanitaria corrente incide, a livello nazionale, per il 75,81% sulla spesa corrente complessiva e raggiunge l’84,38% di incidenza nelle RSO e il 48,23% nelle RSS e mostra un aumento del 2,94% nel triennio, in linea con la crescita della spesa corrente totale (+2,48%)”.
“Con la Quota Sud abbiamo assicurato 82 miliardi di euro ai nostri territori dal PNRR. Siamo anche impegnati nella programmazione del FSC, che prevede uno stanziamento di 73,5 miliardi dei quali l’80% andrà al Mezzogiorno. Abbiamo messo in campo interventi strutturali volti a supportare gli Enti locali e rafforzare la loro capacità progettuale. I fondi per lo sviluppo del Mezzogiorno ci sono, la sfida è spendere queste risorse e investirle a favore della crescita territoriale. Per far ripartire il Sud, e quindi l’Italia, è indispensabile la cooperazione istituzionale ad ogni livello”, ha sottolineato Dalila Nesci, sottosegretaria per il Sud.
“Sostenere e promuovere una maggiore presenza femminile nei settori STEM è una priorità per l’Europa che deve però essere calata nei piani nazionali e regionali di orientamento, formazione e inclusione nel mercato del lavoro – ha osservato Irene Tinagli, presidente della commissione Affari economici e finanziari dell’UE – Negli ultimi dieci anni in Italia si sono fatti dei progressi, vediamo aumentare il numero delle ragazze che si iscrivono a facoltà tecnico-scientifiche ma si avanza ancora troppo lentamente. Serve un impegno trasversale nel nostro Paese, che parta anche, semplicemente, da una maggiore promozione della cultura tecnico scientifica, e non solo nelle scuole. Il mondo dei media, della comunicazione, della politica: in tutti questi ambiti le competenze tecnico-scientifiche sono rarissime ed è un problema enorme che si riflette poi sul dibattito pubblico e sulle politiche pubbliche. Su questo tema dobbiamo riflettere ed intervenire con maggiore incisività”.
Per Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, “L’Italia del 2027 non avrà solo raggiunto gli obiettivi che ci siamo prefissati sull’eliminazione della disparità di genere, ma sarà anche un’Italia che ripenserà al proprio al Paese in modo strutturale. Il tema della valorizzazione delle diversità, in un futuro che metta in condizione tutti di esprimere le proprie potenzialità, è un passaggio chiave per lo sviluppo sostenibile”.
I lavori, organizzati con il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università di Milano Bicocca, si sono conclusi con una tavola rotonda moderata da Pina Debbi, vicedirettrice Tg La7, a cui sono intervenuti Tiziano Treu, Marco Bentivogli, Mariano Corso, Maurizio Decastri, Stefano Moriggi, Fiorella Crespi e Barbara Quacquarelli, alla presenza del segretario generale del CNEL Mauro Nori.